L'APRES MIDI D'UN FAUNE

MAHMUT CELAYIR L’après midi d’un faune Inaugurazione giovedì 17 Febbraio h. 18,30 aperto da martedì a venerdì dalle h. 15,30 alle 19 e su appuntamento


COMUNICATO STAMPA

SPAZIOSTUDIO  Via Palermo 8 (MM2 Moscova/tram 2, 3, 12, 14) 20121 Milano tel. 02 62531355 mobile 329 2041744 press@allegraweb.it www.allegraweb.it/show aperto da martedì a venerdì dalle h. 15,30 alle 19 e su appuntamento   inaugura: giovedì 17 Febbraio 2011 h.18-21 Mahmut Celayir Presentazione di Nicoletta Mezzanotte von Buttlar mostra a cura di Allegra Betti van der Noot e Nicoletta Mezzanotte von Buttlar fino al 11 Marzo 2011


L’après midi d’un faune
In uno sperduto villaggio di montagna nel mio paese di origine, dove sono solito trascorrere l’estate, ho l’abitudine di fare delle lunghe camminate pomeridiane: sono quasi brevi viaggi che mi rilassano e mi portano a nuove  scoperte. Osservo le pietre, l’acqua, gli animali, la struttura del terreno, i colori delle piante e la ricchezza delle forme; il paesaggio sembra intriso di luce pura e io ho la sensazione di vivere in un magico movimento cosmico. L’intera energia che è stata consumata nell’atto della creazione genera uno spazio grandioso di solitudine, paragonabile all’arresto del tempo. Mi sento un “romantico moderno” e questo viaggio in  profondità del mio essere è un’esperienza esistenziale, una ricerca non soltanto della mia identità ma anche di un paradiso perduto. Sulle tracce di questi sentieri abbandonati, in questo paesaggio arcaico che si perde nel silenzio infinito di montagne lontane, si riscoprono gioie e dolori, desideri (o nostalgie) e sicurezze. I raggi del sole che tramonta disegnano ombre sulle rocce, in un gioco di luci e ombre che mi affascina, portandomi sempre nuove emozioni. Quando gli ultimi raggi dorati  sbiadiscono sulle cime delle montagne torno a casa con il progetto di nuove opere, quasi il frutto di un antico rito purificatore. I quadri esposti sono il risultato di questo viaggio nell’inconscio. La mostra è intitolata “Il pomeriggio di un viaggiatore,” con riferimento a “L’après midi d’un faune” di Claude Debussy. Perché è proprio nell’atmosfera di  questa melodia “pastoral-meditativa” che ho voluto far vivere le mie opere.
Mahmut Celayir





BIOGRAFIA             
MAHMUT CELAYIR
Nato nel 1951 a Bingöl, Turchia-Kurdistan
1972-1976  Accademia Civica di Arti Applicate, Istanbul
1976-1978  Continua i suoi studi di grafica e scenografia presso l’Istituto TV a  Eskisehir
1982-1984 Svolge attività di scenografo presso il  teatro civico di Istanbul
Dal 1988  vive e lavora tra Stoccarda (Germania) e Istanbul.
Personali (una selezione)
2010          Istanbul, Galleria C.A.M.
2009          Istanbul, Galleria C.A.M.
2008          Kornwestheim, Musei della città Kornwestheim
2007          Bonn, Galleria Kallenbach
2006       Stoccarda, Galleria Tanner
2004       Istanbul, Centro Culturale Atatürk
1999       Izmir, Museo Selcuk Yasar
1996       Lipsia, Galleria W.Hennig
1994       Stoccarda, Galleria Zapata
1987       Berlino, Galleria Oberlicht
1977          Istanbul, Galleria Kasim
Collettive (una selezione)
2009 Coblenza, Florinskirche, “Momento ed eternità”
2007 Parigi, Galleria LA Capitale “Un certain  regard”
2004 Stoccarda. Kunstverein, mostra annuale artisti del Württemberg
2002 Ulm, Fondazione artistica Pro Arte
1999 Tubinga, Museo Ugge Bärtle “Kontext Landschaft”
1992 Stoccarda, Kunstverein, mostra annuale artisti del Württemberg
1985 Istanbul, Artisti contemporanei di Istanbul




Recensioni

La fonte primaria di ispirazione per Mahmut Celayir è costituita dal paesaggio turco, la cui elaborazione crea un collegamento costante tra lui e il suo paese natale.
La gestazione delle sue opere avviene seguendo una serie di passaggi: i paesaggi sterili della sua infanzia sono fotografati costituendo un database sterminato in cui ogni dettaglio è ottimizzato e ripreso con la luce più interessante.
Nascono di qui i suoi dipinti  “fotorealistici“, nei quali sono  tangibili il silenzio e la solitudine.
L’artista si abbandona al fascino di questa natura suggestiva, come volesse far parte di questo paesaggio, creando così una sottile magia immediatamente percepibile.
Mahmut Celayir, lungi da idealizzare i suoi paesaggi, dimostra il suo apprezzamento verso la pittura contemporanea coinvolgendo tuttavia anche una parte di problematiche che caratterizzano il suo popolo curdo; come si può leggere attraverso alcuni suoi dipinti con la tecnica combinatoria del collage tratti da ritagli di giornali in lingua turca, così le dimensioni si modificano e qualche volta anche la definizione troppo precisa viene sfuocata per guadagnare in realismo.
Il ciclo di opere, che rappresentano luci e ombre in un paesaggio roccioso con un ridotto realismo, è espressione della nostra esistenza, in cui “l’idillio” occupa solo una minima parte nei nostri sogni.


RADICI 
Terra e cielo 
Il mutare delle stagioni 
lunghe notti d'inverno 
nella luce fioca delle lampade a gas 
le fiabe della mamma che ci scaldavano 
La fiaba del figlio ultimogenito del sultano 
che si arrischiava coraggiosamente nell'avventura, 
alla ricerca del castello del gigante rosso, 
dove si trovava la terra
che poteva guarire gli occhi del padre, 
l'altra fiaba quella di Sahmarana,
la bella regina dei serpenti 
che viene tradita dall'umanità 
Durante le serate d'inverno 
ci si radunava nella stanza più spaziosa della casa 
e seduti sul divano si ascoltavano le storie 
degli anziani e i racconti del passato 
E così fantasticando tornavamo a casa 
insieme col padre 
al chiaro di luna 
I lupi ululano nella notte 
Il vento fa piegare i giganteschi alberi di noci 
Demoni si aggirano 
davanti alle porte di casa 
In primavera poi la neve 
che si scioglie nei torrenti montani 
e l'acqua che fruscia dai monti nella pianura 
Bimbi morenti 
avvolti in tele bianche 
Presentimenti di morte 
nei nostri piccoli corpi di bimbi 
Lotte di tribù, uomini insanguinati 
Racconti di tumulti 
e tempi d'esilio 
La nostra rabbia verso il mondo intero 
Accampamenti in alta montragna 
Nomadi 
Lunghi tragitti con la mamma 
su per i monti 
accompagnati da canti melanconici 
Solitudine e paesaggi vuoti 
Dietro le pietre
uno stormo di uccelli che prende il volo 
Pernici che cantano durante il tramonto 
Giovani che galoppano su per la montagna 
Il nostro crescere 
con gli alberi 
L'esodo 
in lontane città straniere 
L'abbandono di tutto ciò che è familiare 
Lo sguardo di speranza 
dei genitori dietro di noi 
SENTIERI
Mano nella mano, corriamo in silenzio 
Il nostro smarrimento nella lontane lande 
Il nostro smarrimento nell'ombra del passato 
Nostalgia e dolore, vallate profonde 
Orme nel tempo 
Pietre, rocce, sterpaglie 
nella luce cruda di nette ombre 
Il sentiero del re, sentieri per i re 
Re Dario, grande nuova da Susa 
La nonna a piedi nudi 
alla notizia della mia nascita 
Cuscini di erbe profumate sul pavimento di pietra 
Il sentiero, metafora per il divenire, 
l'essere e il morire 
Uno spazio senza fine in fondo al quale si è attesi 
Ritmo del sentiero tra pietre e piante 
Carovane, 
con  tabacco e spezie 
Schiere armate 
Alessandro il Grande 
Cortei dei profughi 
Case bruciate, fuga del nonno 
Ricordi deposti nelle pietre 
Ossa di cavalli, 
pelle della muta di serpenti e corazze di tartarughe 
La nostra vicinanza alla terra, 
la nostra lontananza dal cielo 
Il sentiero la nostra esperienza esistenziale 
Dissoluzione dello spazio
Mahmut Celayir
Milano, 2011